La finzione più grande è credere che le cose siano sempre state così, e così sempre saranno.

Mi basta guardare indietro, seguire con lo sguardo la scia del cavo che ho appena collegato a questa pagina, per accorgermi che quello che si crede morto è ancora vivo. Sono stato io a costruire questa piccola strada, poco importa in quanti la percorreranno.

Sono risalito di qualche metro, sopra di me ricomincio a vedere qualche bagliore della rete in cui voglio tornare a vagare: anche un labirinto è meglio di una strada senza uscita. E voglio scoprire, dietro ogni collegamento, quello che c'era prima. Voglio conoscere l'ultima data di modifica, il peso che ogni pagina contiene. Ma soprattutto una domanda mi preme, silenziosa e prepotente, perché

non ho più dubbi:    

chi.

Chi ha costruito tutto questo, pagina dopo pagina, passo dopo passo, rincorrendo il niente, alla ricerca di una mappa di collegamenti capace di dare un senso al buio di questa caverna umida.

Ma un ricordo mi è tornato in mente, come al risveglio da un sogno, e lo fisso su questo bivio, il posto in cui ho di nuovo scelto.