Tutto a un tratto, una stella divenne cadente. Ripensò a tutte le volte che avrebbe voluto conoscere il mondo più da vicino ma adesso il respiro le si bloccava in gola per la paura. Cercando di calmarsi, si ripeteva che le stelle, quando cadono, diventano più belle. Un caldo insopportabile le bruciava la schiena e voltandosi poté vedere una scia di fuoco che la infiammava.
Dalla spiaggia, un uomo vide nel cielo notturno una stella cadere. Sorrise per quella meraviglia ma poco dopo si insospettì, accorgendosi che la cometa non si spegneva. Quella scia luminosa continuava imperterrita la sua corsa, avvicinandosi sempre di più al mare. La fissò, impotente.
C’era qualcosa che non andava, si rese conto la stella. Precipitava, precipitava ma non si disintegrava. Eppure le avevano raccontato che finiva sempre così per quelle che cadevano. Certo, aveva qualche bruciore sulla schiena ma nulla di più. A preoccuparla era il mare: come avrebbe fatto a respirare?
Invece, all’uomo che si copriva la bocca con la mano, tornò in mente un vecchio ricordo.
E la stella, neanche a dirlo, era finita proprio sott’acqua. Sfortunatamente non aveva mai imparato a nuotare. Appena sotto, si guardò intorno. Tutto era blu: i pesci che scappavano, le alghe smosse, persino le rocce. Non il blu del cielo a cui era abituata, certo, ma un blu più chiaro, trasparente: non ne aveva mai visto uno così. Forse anche quello era un cielo.
L’aria però iniziava a mancarle e la stella aveva paura. Un gruppo di lunghi pesci si avvicinò a lei e, a quel punto, pensò davvero di non avere più speranze.
Aveva freddo, non respirava, si stava estinguendo. Dal gruppo di pesci se ne staccò uno e le nuotò incontro. Lei non poté far altro che guardarlo volare in quello strano cielo e raggiungerla. In quel momento, si accorse che quello non era un pesce ma uno strano oggetto: le si posò sulla bocca e, d’improvviso, poté di nuovo respirare.
Da quando la luce si era spenta sul fondo del mare, l’uomo faceva avanti e indietro lungo la spiaggia, guardava l’acqua e cercava, cercava. Non si capacitava dell’accaduto ma sapeva, sapeva in cuor suo che una cosa del genere era possibile. Si avvicinava alle onde osando a stento sfiorarle: appena sentiva i piedi bagnarsi si fermava e faceva un paio di passi indietro. Quel qualcosa, che lo incuriosiva tanto, lo spaventava.
Ma ecco spuntare dal pelo dell’acqua una strana forma, come un sommergibile. No, no… non un sommergibile, era molto più piccolo questo, era un tubo di plastica che fa la verticale. Un boccaglio.
Dopo essersi fatta guidare dal gruppo di pesci che aveva imparato a chiamare anguille, la stella sentì la terraferma sotto i piedi.
Era una sensazione strana solcare il suolo per la prima volta. Uscendo dall’acqua, si accorse che un uomo era lì a guardarla. Si sa che le stelle hanno un grande valore sulla Terra, specialmente per gli umani, quindi si spaventò subito, sicura che l’uomo l’avrebbe rapita e rivenduta al mercato nero delle stelle. Non ebbe il tempo di scappare che questo già l’aveva afferrata.
Una stella, pensava, è caduta di nuovo in questo mare.
La asciugò con il telo da mare e la guardò. L’uomo si comportava in modo strano, era goffo e insicuro, come se da anni non incontrasse nessuno e non facesse altro che stare a guardare il cielo dalla costa. Forse anche lui era caduto.
A quel punto quella cominciò a gridare: «Lasciami, lasciami! Non mi venderai al mercato nero! Io voglio tornare in cielo!». E intanto si dimenava nell’asciugamano che era grandissimo rispetto a lei, come un cielo che le si accartocciasse tutto intorno.
«Non ti voglio vendere, cara stella. Come vedi, vivo qui sulla spiaggia - e così dicendo le indicò la capanna che stava un po’ più in là, sopra una scogliera - e tutti i miei averi li ho già dati via».
«Posso aiutarti a tornare in cielo.
Sappi, però, che non sarà impresa facile».
La stella, sentendosi stranamente rassicurata, accettò l’aiuto dello sconosciuto. Dovevano raggiungere la montagna dall’altra parte dell’isola, così le aveva detto. Lì, lui avrebbe saputo cosa fare. Poi l’aveva nascosta tra le pieghe dell’asciugamano e si erano incamminati verso il paese, tappa obbligata.
L’uomo stava attento a che gli stralci di luce non uscissero fuori dall’asciugamano. D’altronde, la stella aveva ragione: all’epoca i corpi celesti erano quotati parecchio al mercato nero.
In paese c’era una grande festa per l’inizio della primavera, proprio quella notte. Per questo furono cortei festanti, carri con musicisti e fuochi d’artificio ad accoglierli nel centro storico (questa parte di mondo, però, la stella non ebbe modo di ammirarla). L’uomo purtroppo attirò senza volere l’attenzione dei presenti: per gli abitanti era un evento fuori dal normale. Si ricordavano ancora di quando se ne era andato a vivere da solo sulla spiaggia. Si diceva che fosse stato per una storia d’amore finita male, o per dei debiti di gioco. Sta di fatto che era una cosa strana vederlo nel centro del paese.
L’uomo fece finta di nulla ma un raggio di luce, a un certo punto, uscì fuori dall’asciugamano e puntò dritto negli occhi del rigattiere. Questo, ben informato sui prezzi del mercato, con gli occhi che brillavano di avidità si avvicinò all’uomo come fa un vecchio amico e gli chiese cosa avesse mai lì nascosto. L’uomo tergiversò, si mise a parlare del tempo, della primavera e della festa ma, di fronte all’insistenza di quell’altro, perse il controllo e iniziò ad urlare. Arrivarono altre persone e, ben presto, un capannello si formò intorno ai due uomini per evitare la rissa che ormai era imminente. La stella, chiusa nel suo asciugamano, sentì numerose mani scorrerle addosso, alcune per caso, altre cercando di afferrarla. L’uomo, per fortuna, la tenne stretta.
Poi, le voci si allontanarono e si fece silenzio. L’uomo aveva ripreso a camminare.
«Tutto bene lì dentro?» le chiese con un po’ di fiatone.
«Dove stiamo andando?» chiese lei poco dopo, quando la pianura divenne salita. Più si avvicinava al cielo, più sentiva i suoni dell’universo chiamarla.
«Stiamo salendo la montagna. Manca poco, porta pazienza» rispose lui.
Giunsero finalmente sulla cima, dove l’uomo posò la stella e la lasciò uscire dall’asciugamano insieme al boccaglio che le permetteva ancora di respirare. Tutto quel buio diede fastidio agli occhi della stella, abituata a ben altre luminosità. L’uomo la portò per mano fino alla punta più alta del monte e le mostrò una corda che stava dritta dritta, in verticale, e fluttuava. In basso era legata a una pietra enorme. Era come se la gravità la tirasse verso il cielo, non verso la terra.
Che cosa strana, pensò la stella.
«Che ci fa qui una corda?» chiese curiosa.
«È una lunga storia. Ma adesso non abbiamo tempo. Capirai una volta in cima».
Lei lo ringraziò e, per salutarlo, gli lasciò il boccaglio dicendo: «A me non serve più».
Quando il piccolo astro arrivò su, alla fine della corda, si accorse che a tenerla dritta verso il cielo era un’altra stella. Sembrava molto più vecchia di lei.
«Che ci fai qui, piccola?» le chiese l’anziana.
«Sono caduta dal cielo stanotte. Non sapevo cosa fare, ma un uomo mi ha offerto il suo aiuto e sono risalita quassù» rispose lei. L’altra sorrise piangendo, chissà perché, e la salutò indicandole la via per casa.
Un boccaglio, una corda e l’oscurità: ecco cosa mi è rimasto, disse tra sé l’uomo ancora in piedi sulla cima della montagna. Aveva dato via ogni cosa, sicuro della sua scelta, e ora ne sentiva la dolorosa mancanza. Adesso, però, qualcosa ce l’aveva.
Prese ad arrampicarsi sulla corda e, quando sentì mancargli l’aria, mise il boccaglio per respirare.
A differenza di come accade nel mondo al di sotto del cielo, man mano che saliva la corda, la fatica si faceva sempre di meno; a ogni metro più in alto, era più leggero. Stranamente, più si allontanava dalla Terra e più si sentiva a casa.
Una volta giunto in cima, fu accolto da una luce fortissima. Era una sensazione strana, pensava, come se fosse baciato sulla schiena e sul volto e tutto intorno. Una sensazione che aveva dimenticato.
Poi, dal silenzio, una voce parlò: «Sei tornato, finalmente».
Non avevano aspettato invano.