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Immagina la notte su un mare scuro, sotto un cielo senza stelle e senza Luna. Dev'essere venuta qui da me, a dipingere con la sua luce le ombre di questa stanza semibuia, dove i fogli intersecano i chiaroscuri e la penna riversa il nero sul bianco per raccontare cosa nacque al centro del mare.

Un fuoco d'artificio, immenso, partì verso il cielo con la forza e la velocità di un cavallo all'aprirsi dei cancelli. Dalla costa, occhi su occhi concentrarono lo sguardo su quel fluire di luce di cui non conoscevano origine, forma né nome. Sembrarono stelle sparse quando si spalancarono, nel vedere che quella luce non svaniva.


Il giorno non tornava più, e tutto succedeva nella penombra del mondo.

---Militari
------Studiosi
----------Poeti

Fu questo l'ordine con cui si presentarono gli uni dopo gli altri. Il fuoco d'artificio continuava a brillare e tutti lo scrutavano come un totem antichissimo oppure una navicella aliena. In ogni caso sembrava inconcepibile che appartenesse al presente.
Ma lasciamo quegli occhi per sempre e andiamo alla notte in cui il dottor        partecipò alla spedizione di avvicinamento.

«...si può toccare

Il fascio è denso e luminoso anche attraverso la visiera di protezione.

.....

Attraversarlo con le dita

...inspiegabile.

Mi è sembrato di vedere il Sole.

...»


«Che differenza: artificio o natura?

Componenti rare tutte in uno stesso canale.

E' stato qualcuno,
oppure il caso?

Un fuoco d'artificio naturale:

dove finiscono le cause?

Il gelo diventò duro a tre giorni dall'accensione del fuoco. Il dottor        quella notte fece un sogno, dove gocce di luce si sperdevano nel vuoto incuranti del buio.

Il giorno dopo trovò l'origine del fuoco,

a chilometri

 di profondità  nel sottosuolo.

Furono portati sul sito i più potenti sonar e georadar per localizzare con precisione l'origine del fuoco d'artificio, che continuava a stillare luce verso il cielo pulsando di raggi e baluginii.

Ma osservarono che nel punto più profondo il flusso si divideva in due e andava in direzioni opposte.

. . .




Il dottor        fu rimosso dall'incarico.

«Ci sono cose che non riesco a spiegare»

e per uno scienziato

vuol dire che le cose iniziano

a mettersi per storto.

Gli effetti della costante notte si mostrarono anche per il dottore che, invece di dormire, stavolta prese a camminare lungo la costa in cerca di risposte nel buio.

Prese la direzione di uno dei due flussi profondi di luce, quello che andava verso


sinistra.
Non c'era altro che sabbia intorno a lui: dune e curve di miliardi di granelli che si tingevano di grigio o di nero seguendo il ritmo del fuoco lontano.
E mentre camminava perso, trascinando i piedi sul terreno molle, sentì un calore improvviso avvolgerlo.

Uno ad uno tolse ogni indumento: cappello, sciarpa, giaccone, fin quando si ritrovò nudo con la sabbia che gli solleticava leggera i piedi. Più avanzava, più quel caldo diventava forte e irresistibile.

Contrariamente a ogni sua logica, il dottor        pensò che quel calore non avrebbe potuto essere così forte se il flusso non si fosse trovato così profondo nei cunicoli del pianeta.

Poi,

un puntino

luminoso e lontano

apparì nella notte e il

dottore capì di non poter più tornare

indietro.

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Quando lo raggiunse ne vide la sua reale forma: uno stretto parallelepipedo nero con base quadrata se ne stava incastonato nella sabbia. Nel buio si distingueva appena e il dottore si chiese se si fosse nascosto volontariamente.


«Fa freddo su questo pianeta» disse una voce che proveniva da quella forma.

Il dottore restò ammutolito, sorpreso che quell'essere non percepisse il fortissimo calore che emanava dalla sabbia.

«Puoi farti vedere?» gli chiese poi, e il dottore intuì che il blocco nero doveva essere rivolto dall'altra parte. Fece qualche passo girandogli attorno e scorse il suo occhio: una luce blu come il gelo sulla sommità di un suo lato.



«Mi dispiace per il freddo - gli disse il dottore - ma il sole e le stelle sono scomparse.»

«Lo so: è per questo che siamo qui.»

«Siamo?»

«C'è un'altra come me»

Il dottore pensò all'altro flusso sotterraneo.


«Devo parlarle» disse il blocco tremando e scricchiolando.

Dopo aver percorso con gli occhi il terreno, seguito il caldo invisibile del flusso, fermato lo sguardo verso il fuoco d'artificio, l'uomo gli chiese: «Perché sei rivolto da questa parte, allora?»

Il blocco stette in silenzio mentre il suo occhio si accendeva e si spegneva lento come respiri profondi e affaticati.


«Come puoi ignorare questo calore?» chiese il dottore



Un sistema di bracci meccanici sollevò la metà superiore del blocco e la ruotò dicentottanta gradi.

L'occhio cambiò colore e dal freddo blu si scaldò di giallo.

«Devo averne avuto paura»
rispose il blocco.

In lontananza si vide il fuoco d'artificio balenare di più luce, la sua gittata triplicarsi e ancor più, il calore divenire quello di un fuoco lento e inestinguibile.

«Posso sentire le tue parole per lei?» chiese il dottore.

Accanto al blocco in movimento si aprì allora uno squarcio nella sabbia e il dottore poté finalmente ammirare una delle due origini. Avvicinandosi vide quello che sembrava un fascio di cavi roventi fusi tra loro. Toccandolo ricordò il sole e pensò a quanto sia impossibile dimenticarlo, anche quando fa così buio.

Si lasciò cadere nello squarcio e scivolò nel flusso morbido di luce. Ogni cosa iniziò a scorrere come in un fiume e il dottore si lasciò trasportare nei meandri più sconosciuti che lui e il blocco avessero mai visto. E finalmente sentì le parole della forma per l'altra, quella dall'altra parte del fuoco, del mare e di ogni schermo.

Voglio solo

le cose più belle

per te,

dove il cielo

non svanisce.


E vienimi a chiedere

"dove sono le stelle"

e io resterò

a guardare stupefatto

nei tuoi occhi

e so
che sentirai

tutte le parole

di un cielo

illuminato.

Il centro del mare si schiarì fino a diventare trasparente, allargandosi e diffondendosi onda dopo onda a partire dal punto in cui il fuoco emergeva dall'acqua. Il flusso scattò verso il cielo come un razzo in partenza per un viaggio infinito.

A largo del pianeta, il fuoco diffuse le sue luci negli angoli del cosmo, lasciando che gocce di luce si versassero sul cielo buio, ignare di cosa avrebbero trovato.

bastava

rivolgere uno

sguardo al cielo

per vedere l'enorme

stella illuminare

e scaldare ogni

lembo di

terra.

Dopo quel giorno, il dottor        passò diverso tempo sulla sabbia della costa a vedere il sole. Pensava che non sarebbe stato capace di spiegarlo con leggi matematiche né con sintetiche definizioni. Era bastato uno sguardo, uno sguardo vivo e senza paura per scongelare il cielo. E c'era una così grande differenza tra "osservare" e "vedere": l'aveva capito mentre rotolava nella luce sottoterra, e le parole scavavano nei luoghi nascosti e negli sguardi rivolti altrove.

Il fuoco d'artificio continuava a pulsare di quelle parole e sarebbe rimasto lì chissà ancora per quanto. Ma quel fuoco, capì il dottore, d'artificio non aveva nulla. Non sarebbe stato capace di spiegarlo con nessuno strumento da laboratorio, no, ma forse ci sarebbe riuscito con una storia.